Un recente studio multidisciplinare ha portato alla luce l’esistenza di faglie attive nel sottosuolo della piana di Firenze, un settore finora poco indagato dell’Appennino settentrionale. La ricerca, condotta dall’Istituto di Geoscienze e Georisorse (IGG-CNR) e dal Settore Sismica della Regione Toscana, ha combinato rilievi geomorfologici, dati LiDAR, tomografie elettriche e sismica a riflessione ad alta risoluzione, permettendo di ricostruire in dettaglio la geometria e l’architettura dei sistemi di faglia sepolti che modellano il bacino fiorentino.

Per la prima volta sono state individuate e caratterizzate strutture attive che attraversano direttamente l’area urbana. Le faglie NE–SW di Peretola, Scandicci e Maiano deformano sedimenti del Pleistocene superiore e dell’Olocene, mentre la faglia di Fiesole, collegata al margine nordoccidentale del bacino, sembra mostrare un’attività più limitata. In particolare, la faglia di Scandicci emerge come la struttura principale, estendendosi per circa 9 km nel sottosuolo con evidenze di movimento recente e tassi di sollevamento comparabili a quelli di altre faglie attive dell’Appennino settentrionale.

La ricerca ha inoltre messo in luce come la deformazione non si concentri su un unico piano ma sia distribuita su più superfici parallele, generando zone di faglia fino a 200 metri di spessore. Questa complessità rivela un’organizzazione tettonica molto articolata, che arricchisce il quadro della dinamica del bacino Firenze–Prato–Pistoia. 

Un aspetto di particolare rilievo riguarda l’orientazione delle faglie NE–SW, che suggerisce un campo di sforzi più complesso del previsto. Le strutture trasversali attive potrebbero infatti riflettere processi di estrusione o rotazione di blocchi, aprendo nuove prospettive sull’evoluzione recente dell’Appennino settentrionale. 

Queste evidenze rappresentano un avanzamento significativo nella comprensione dell’evoluzione recente dell’Appennino settentrionale e arricchiscono il quadro della geologia fiorentina, aggiungendo un capitolo inedito alla storia della città e del suo territorio e costituendo un punto di partenza per studi futuri volti a rivedere i modelli geodinamici e paleosismologici della regione.

Riferimento bibliografico

Piccardi L., D’Alessandro A., Vittori E., D’Intinosante V., Baglione M., 2025. An Integrated Remote Sensing and Near-Surface Geophysical Approach to Detect and Characterize Active and Capable Faults in the Urban Area of Florence (Italy). Remote Sens. 2025, 17, 2644. https://doi.org/10.3390/rs17152644

Per informazioni: Luigi Piccardi (luigi.piccardi@cnr.it), Massimo Baglione (massimo.baglione@regione.toscana.it).