Gli impatti di asteroidi o comete rappresentano un processo geologico importante nell’evoluzione del nostro pianeta e di tutto il sistema solare. Questi eventi catastrofici possono destabilizzare l’ecosistema globale e causare estinzioni di massa. Gli impatti iperveloci di asteroidi o comete inducono la fusione della superficie terrestre, con prodizione di materiale fuso che può essere espulso dal cratere a distanze variabili da poche centinaia di metri a oltre 10.000 km. Le composizioni chimiche e isotopiche di tali fusi evidenziano una provenienza dagli strati superficiali della crosta terrestre, possono risultare variabilmente contaminati dall’impattore e mostrare composizioni variabili, andando a riflettere le possibili eterogeneità del protolite. Esplorare le variabilità composizionale dei vetri da impatto, associarla alle variazioni verticali del materiale sorgente e alla contaminazione ad opera del materiale extraterrestre può quindi contribuire a comprendere i dettagli degli stadi iniziali dell’interazioni tra l’impattore e la superficie terrestre.

Ricerche recenti hanno evidenziato la presenza di un nuovo tipo di vetro da impatto ricco in silice associato al noto campo di dispersione del deserto di Atacama. Nuovi dati 40Ar/39Ar acquisiti mediante spettrometria di massa multicollettore ed estrazione laser, hanno permesso di determinare per il vetro da impatto del deserto di Atacama una nuova età ad elevata precisione di 6,578 ± 0,011 Ma. A causa del contenuto estremamente basso di K, l'età del vetro ricco di silice è risultata invece meno precisa (6,87 ± 0,62 Ma) ma comunque indistinguibile dall’età del vetro da impatto già noto. I dati petrografici, geochimici e geocronologici, indicano che i due vetri sono stati prodotti dallo stesso impatto che ha quindi dato origine in stretta successione a due fusi composizionalmente distinti. Il primo, ricco di silice derivato da una miscela di sabbia quarzosa e rocce magmatiche erose, risulta ridotto e privo di contaminazione da parte del materiale extraterrestre. Il secondo, molto più abbondante (diverse migliaia contro meno di un centinaio di campioni recuperati) e corrispondente al vetro normale, è ossidato, altamente contaminato dall'impattatore di tipo ferroso e derivato dalla sottostante roccia di composizione dacitica non alterata. Lo schema ricostruito porta nuovi dettagli sui primi momenti di interazione tra la superficie terrestre e un grande asteroide metallico.

Riferimento bibliografico

Rochette P., Di Vincenzo G., Gattacceca J., Barrat J.A., Devouard B., Folco L., Musolino A., Quesnel Y. (2024). A two stage impact melting process in an impact glass strewn field from the Atacama Desert. Geochemical Perspective Letters 30, 28–33. https://doi.org/10.7185/geochemlet.2418.

Per informazioni Gianfranco Di Vincenzo, CNR-IGG (gianfranco.divincenzo@igg.cnr.it).