Pulsi di intensa attività vulcanica durante lo sviluppo delle Rift Valley Africana: conseguenze ambientali e influenza sull’evoluzione degli ominidi
La rift valley Africana è una delle principali attrazioni naturalistiche del mondo, nota nell'immaginario collettivo per ospitare una biodiversità unica e per essere considerata -per le importanti scoperte paleoantropologiche- la culla dell'umanità, ossia il luogo in cui si è evoluta e diversificata la nostra specie negli ultimi milioni di anni. Caratterizzata da un sistema di valli lineari che si estende per migliaia di chilometri, la rift valley è una grande linea di frattura nella superficie terrestre (rift in inglese significa spaccatura, rottura) che si allarga progressivamente nel tempo, lacerando il continente africano nella sua porzione orientale. Essa costituisce una meraviglia geologica dove vulcanismo, terremoti e fratturazione della crosta terrestre sono le manifestazioni più superficiali delle enormi forze tettoniche che modellano il nostro pianeta e che potrebbero aver influenzato il percorso evolutivo dei nostri antenati. Tuttavia, a dispetto di tale importanza, il processo di formazione della rift valley e l’evoluzione temporale di alcuni aspetti fondamentali (come ad esempio l’attività vulcanica) rimangono poco documentati e compresi.
In un lavoro pubblicato sulla prestigiosa rivista Communications Earth & Environment del gruppo Nature, ricercatori appartenenti all’Istituto di Geoscienze e Georisorse del CNR, all’Università di Firenze e a varie altre università di diversi paesi (Etiopia, Francia e Regno Unito) hanno presentato per la prima volta un’analisi di estremo dettaglio dell’evoluzione vulcanica della rift valley in Etiopia. Partendo da dati raccolti durante varie campagne di lavoro sul terreno e dalla datazione in laboratorio dei numerosi campioni di rocce vulcaniche raccolti, gli scienziati hanno messo in evidenza come l’attività vulcanica della rift valley negli ultimi 4 milioni di anni non sia stata constante e continua nel tempo ma sia avvenuta ‘a scatti’, ossia con pulsi di intensa attività esplosiva intervallati da periodi con attività molto minore o quasi assente.
In particolare, il lavoro ha individuato un pulso principale di attività tra 3.4 e 3.8 milioni anni fa, seguito da 4 ulteriori periodi di intenso vulcanismo. All’interno di ognuna di queste fasi sono stati riconosciuti eventi esplosivi di notevole entità, alcuni dei quali in grado di produrre depositi vulcanici di decine di metri di spessore. Si tratta quindi di eventi in grado di modificare enormemente il paesaggio in ampie regioni, rendendole praticamente inospitali per lunghi periodi, con possibili ripercussioni sul clima a livello globale. Tali eventi sono avvenuti in un periodo fondamentale nell’evoluzione degli ominidi, in cui si passa dagli Australopitechi (come la famosa ‘Lucy’, un fossile di Autralopitecus Afarensis rinvenuto non lontano dall’area di studio) alle varie specie di Homo, ossia i nostri più vicini antenati. E’ quindi estremamente probabile che questi eventi così importanti, in una regione e in un intervallo di tempo cruciali per l’evoluzione umana, abbiano avuto un’influenza significativa sullo sviluppo dei nostri antenati.
In generale, questi nuovi risultati forniscono una nuova importante base per la comprensione di uno dei principali processi geodinamici, la formazione delle rift valley continentali, indicando come tali processi possano essere caratterizzati da una evoluzione temporale estremamente eterogenea in grado di avere una notevole influenza su morfologia, clima e quindi condizioni ambientali in ampie regioni del nostro pianeta.
Riferimento bibliografico
Franceschini Z., Cioni R., Scaillet S., Prouteau G., Corti G., Sani F., Mondanaro A., Frascerra D., Melaku A.A., Scaillet B., Oppenheimer C., Duval F. (2024). Pulsatory volcanism in the Main Ethiopian Rift and its environmental consequences. Communications Earth and Environment, 5:568, https://doi.org/10.1038/s43247-024-01703-1.
Per informazioni: Giacomo Corti (giacomo.corti(at)igg.cnr.it).