Il Cretodus

Appartiene al raro genere Cretodus e misurava oltre 7 metri di lunghezza lo squalo fossile gigante studiato da un team di paleontologi.

Cretodus

La lastra con i resti fossili del gigantesco squalo Cretodus e, nella zona della pancia, il grande bolo costituito dalle ossa della tartaruga marina ingoiata.

Appartiene al raro genere Cretodus e misurava oltre 7 metri di lunghezza lo squalo fossile gigante del Cretaceo studiato da un team di paleontologi delle Università di Padova e di Ferrara, del CNR di Padova (IGG) e della Soprintendenza del Friuli Venezia Giulia, grazie anche alla collaborazione delle Soprintendenze di Verona e di Padova, del Museo di Storia Naturale di Verona e del Museo di Sant'Anna di Alfaedo (Vr).
Di questo genere di squalo, estinto da 80 milioni di anni, si conoscevano finora solo i denti, già rinvenuti in Europa, USA, Africa e Asia. Oggi, grazie allo studio pubblicato sulla rivista "Palaeogeography, Palaeoclimatology, Palaeoecology", si possono approfondire le conoscenze di questo gigantesco predatore marino.
L’esemplare comprende un apparato dentale costituito da oltre 120 denti, una colonna vertebrale con 86 vertebre e molte scaglie placoidi, dei piccoli denticoli che ricoprivano la sua pelle.
Associato allo squalo fossile, nella zona dove si trovava lo stomaco, è presente un enorme bolo dal contorno circolare costituito dalle ossa di una grande tartaruga marina delle dimensioni di circa 2 metri che mostrano segni di morsi ed un dente dello squalo inglobato tra le ossa.
Sulla base di queste evidenze si può ipotizzare che la tartaruga abbia rappresentato l’ultimo pasto dello squalo. Questo reperto rappresenta la diretta evidenza della dieta dello squalo Cretodus e permette di confermare che si trattasse di un vorace predatore piuttosto che di un necrofago.