Ad Andrea Rielli l’Early career Grant della National Geographic Society

Andrea Rielli, ricercatore associato all'IGG-CNR, ha ricevuto un premio per giovani ricercatori dalla National Geographic Society. L'Early Career Grant prevede finanziamenti per giovani ricercatori per dar loro l’opportunità di condurre un progetto, sia che si tratti di progetti di esplorazione, ricerca scientifica, conservazione, educazione o narrazione.

Il progetto di Andrea Rielli dal titolo "I depositi di magnesite come proxy di flussi di paleo-CO2 attraverso la crosta terrestre" vuole indagare se l'insorgenza di una tettonica estensionale nelle regioni di back-arc può scatenare flussi anomali di CO2 dall'interno della Terra. Andrea, in collaborazione con i ricercatori dell'IGG, Chiara Boschi e Andrea Dini, utilizzerà come case-study i depositi di magnesite ospitati in rocce ultramafiche nel back-arc dell'Appennino. I risultati miglioreranno l'attuale comprensione delle emissioni di CO2 non vulcaniche dalla Terra in aree precedentemente trascurate. Ciò contribuirà a perfezionare i modelli del ciclo globale del carbonio, necessario per comprendere meglio il paleoclima della Terra e quantificare la variabilità climatica attuale influenzata fortemente dalle emissioni antropiche.

Andrea Rielli, ricercatore associato all'IGG-CNR, ha ricevuto un premio per giovani ricercatori dalla National Geographic Society. L'Early Career Grant prevede finanziamenti per giovani ricercatori per dar loro l’opportunità di condurre un progetto, sia che si tratti di progetti di esplorazione, ricerca scientifica, conservazione, educazione o narrazione.

Il progetto di Andrea Rielli dal titolo "I depositi di magnesite come proxy di flussi di paleo-CO2 attraverso la crosta terrestre" vuole indagare se l'insorgenza di una tettonica estensionale nelle regioni di back-arc può scatenare flussi anomali di CO2 dall'interno della Terra. Andrea, in collaborazione con i ricercatori dell'IGG, Chiara Boschi e Andrea Dini, utilizzerà come case-study i depositi di magnesite ospitati in rocce ultramafiche nel back-arc dell'Appennino. I risultati miglioreranno l'attuale comprensione delle emissioni di CO2 non vulcaniche dalla Terra in aree precedentemente trascurate. Ciò contribuirà a perfezionare i modelli del ciclo globale del carbonio, necessario per comprendere meglio il paleoclima della Terra e quantificare la variabilità climatica attuale influenzata fortemente dalle emissioni antropiche.

 

Per ulteriori informazioni

 

Chiara Boschi chiara.boschi(at)igg.cnr(dot)it