Punti di non ritorno del cambiamento climatico: l’Artico diventerà una sorgente di gas serra?

Laghi formati dallo scongelamento del permafrost nella penisola di Yamal Siberia, visti dal satellite Copernicus Sentinel-2 il 27/08/2018. © ESA CC-BY-SA_ IGO 3.0. – Contiene dati Copernicus Sentinel modificati.

Laghi formati dallo scongelamento del permafrost nella penisola di Yamal Siberia, visti dal satellite Copernicus Sentinel-2 il 27/08/2018. © ESA CC-BY-SA_ IGO 3.0. – Contiene dati Copernicus Sentinel modificati.

Il bilancio di emissione e assorbimento di CO2 nella tundra artica sta cambiando a causa di un insieme complesso di fenomeni riconducibili al forte aumento delle temperature e al conseguente scongelamento della parte più superficiale del permafrost.

Nel corso della storia del nostro pianeta, il clima ha mostrato sia variazioni lente sia cambiamenti rapidi (in senso geologico), questi ultimi spesso innescati dall’instabilità di qualche componente del “sistema Terra” e associati all’attraversamento di un “punto di non ritorno”. In un periodo come questo, in cui osserviamo grandi cambiamenti dovuti al riscaldamento globale e alle altre pressioni antropiche, i climatologi indagano sulle condizioni che possano attivare questi meccanismi di potenziale instabilità. Uno, in particolare, è legato al rapido scongelamento del permafrost, il suolo permanentemente ghiacciato delle latitudini polari.

Lo scongelamento del permafrost continuerà per tutto questo secolo e anche oltre, come effetto del “feedback positivo” spiegato all’inizio di questo articolo. Nello scenario di emissioni antropiche più restrittivo si prevede comunque per il 2100 una diminuzione della superficie terrestre occupata da permafrost variabile tra il 10 e il 40%, che si estende al 50-90% nel caso peggiore, con una stima di emissioni totali che possono arrivare alla metà di quelle antropiche nel caso dello scenario emissivo peggiore considerato nei modelli. In questo scenario drammatico la notizia positiva è che politiche efficaci di abbattimento delle emissioni antropiche, limitando il riscaldamento globale, possono frenare significativamente anche la velocità di scongelamento del permafrost e mitigare le conseguenti emissioni di CO2. Sta quindi a noi darci da fare per evitare quelle instabilità climatiche di cui abbiamo parlato all’inizio.

Leggi l'articolo completo di Mariasilvia Giamberini e Antonello Provenzale (CNR-IGG) e pubblicato sul Quotidiano della Sostenibilità ambientale Rinnovabili.it.